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La Risurrezione di Gesù: Realtà o Finzione?

Ai giorni nostri moderni e civili, a volte ci chiediamo se le credenze popolari, specialmente quelle che parlano della Bibbia, siano solo delle vecchie superstizioni. La Bibbia narra di tanti miracoli avvenuti, ma probabilmente la storia più incredibile è quella che racconta la morte di Gesù Cristo, crocifisso su una croce e poi risorto a Pasqua.

Esistono delle prove razionali, per prendere sul serio il racconto di Gesù che risorge dai morti? Per la sorpresa di molti, si può affermare chiaramente che la risurrezione di Gesù è avvenuta e questa deduzione si basa su dati storici, non su credenze religiose.

Quest’argomento merita un’attenta indagine, poiché ha un impatto diretto sulle nostre vite. Dopo tutto, ognuno di noi morrà, non importa quanti soldi, istruzione, salute e altri obiettivi avremmo raggiunto. Se Gesù ha sconfitto la morte, allora c’è una speranza anche per noi, mentre ci avviciniamo alla fine dei nostri giorni sulla Terra. Diamo un’occhiata ai principali dati storici e alle prove della Sua risurrezione.

Il Contesto storico di Gesù: Tacito e Giuseppe Flavio

Il fatto che Gesù sia esistito e morto pubblicamente, cambiando il corso della storia, è inconfutabile. Non è necessario leggere la Bibbia per verificarlo. La storia registra diversi riferimenti riguardo a Gesù e all’impatto che Egli ha avuto durante l’epoca in cui è vissuto. Diamo un’occhiata a questi due personaggi. Il governatore romano Tacito fece un affascinante riferimento a Gesù, quando registrò come l’imperatore romano Nerone giustiziò i cristiani del I secolo (nel 65 d.C.), incolpandoli dell’incendio di Roma. Ecco cosa scrisse Tacito nel 112 d.C.:

‘’Nerone… punì con le torture più raffinate, le persone comunemente chiamate cristiani, odiati perché in gran numero. Christus, il fondatore, fu messo a morte da Ponzio Pilato, procuratore della Giudea durante il regno di Tiberio; ma questa dannosa superstizione, repressa per un certo periodo, si espanse di nuovo, non solo attraverso la Giudea, dove ha avuto origine tale malvagità, ma anche nella città di Roma. (Tacito, Annali XV. 44)

Tacito conferma: 1) che Gesù era una persona storica; 2) che era stata giustiziata da Ponzio Pilato; 3) nel 65 d.C. (il tempo di Nerone) la fede cristiana si era diffusa in tutto il Mediterraneo, dalla Giudea a Roma, con una tale potenza, che l’imperatore di Roma sentì il dovere di affrontarla. Notate che Tacito racconta  questi avvenimenti con una certa avversione, perché considera il movimento che Gesù ha iniziato una “malvagia superstizione”. È contrario, ma non nega la sua storicità.

Giuseppe Flavio era un leader militare ebreo che scriveva ai romani del I secolo. Egli ha riassunto la storia degli ebrei dall’inizio, fino al tempo in cui è vissuto. Così facendo ha descritto il tempo e la missione di Gesù con queste parole:

‘In quel periodo viveva un uomo saggio… Gesù… buono e… giusto. E molte persone tra gli ebrei e le altre nazioni divennero suoi discepoli. Pilato lo fece condannare e morire crocifisso. I suoi discepoli non smisero di essere suoi testimoni. Raccontarono di averlo visto vivo tre giorni dopo la sua crocifissione.’ (Giuseppe Flavio, 90 d.C. Antichità XVIII. 33)

Giuseppe Flavio conferma che: 1) Gesù esisteva, 2) era un insegnante religioso, 3) i Suoi discepoli proclamarono pubblicamente la risurrezione di Gesù. Dunque, da questo quadro del passato, sembra che la morte di Cristo sia stata un evento ben noto e che la Sua risurrezione, secondo il mondo greco-romano fu una invenzione dei Suoi discepoli.

Il Contesto storico – secondo la Bibbia

Luca, medico e storico, fornisce ulteriori dettagli su come questa fede progredì nel mondo antico. Ecco il suo brano dalla lettera degli Atti nella Bibbia:

‘I sacerdoti e il capitano del tempio… si avvicinarono a Pietro e Giovanni… Erano molto turbati perché gli apostoli stavano insegnando al popolo e proclamavano la risurrezione di Gesù dai morti… Arrestarono Pietro e Giovanni… mettendoli in prigione… Quando videro la schiettezza di Pietro e Giovanni si meravigliarono perché si erano resi conto che erano popolani, senza istruzione… “Cosa faremo a questi uomini?” si chiesero”. (Atti 4:1-16, 63 d.C.)

‘Quindi il sommo sacerdote e tutti quelli che erano con lui… arrestarono gli apostoli e li gettarono nella prigione pubblica. … erano furiosi e volevano metterli a morte … Chiamarono gli apostoli e li fecero frustare. Poi ordinarono loro di non parlare nel nome di Gesù e li lasciarono andare”. (Atti 5:17-40)

Notiamo che i leader fecero di tutto per bloccare questa nuova credenza. Queste prime controversie si verificarono a Gerusalemme, la stessa città in cui solo poche settimane prima Gesù era stato pubblicamente giustiziato e sepolto.

Da questi dati storici possiamo indagare sulla resurrezione, soppesando tutte le possibili alternative, valutando quale di loro ha più senso – senza pregiudicare per “fede”, qualsiasi resurrezione soprannaturale.

Il corpo di Gesù e la tomba

Abbiamo solo due alternative riguardo al corpo morto di Cristo. O la tomba era vuota quella domenica mattina di Pasqua o conteneva ancora il Suo corpo. Non ci sono altre opzioni.

Supponiamo che il Suo corpo sia rimasto nella tomba. Mentre riflettiamo sullo svolgimento degli eventi storici, emergono delle difficoltà. Perché i leader romani ed ebrei di Gerusalemme avrebbero dovuto prendere misure così estreme, per fermare le storie che narravano di una risurrezione, se il corpo si trovava ancora nella tomba? Perché volevano interrompere la diffusione pubblica del messaggio che Gesù era risorto dai morti, da parte dei Suoi discepoli? Se il corpo di Gesù fosse stato ancora nella tomba, sarebbe stato semplice per le autorità presentare la Sua salma, davanti a tutti. Ciò avrebbe screditato il nascente movimento, senza dover  imprigionare, torturare e martirizzare i discepoli.

Considera che proprio in quel momento, migliaia di persone si convertirono, credendo alla resurrezione fisica di Gesù a Gerusalemme. Se io fossi stata una di quelle persone in mezzo alla folla che ascoltava Pietro, mi sarei chiesto se era il caso di credere a questo incredibile messaggio (si rischiava di essere perseguitati). Avrei almeno preso una pausa pranzo per andare alla tomba e vedere con i miei occhi se il corpo fosse ancora lì. Se il corpo di Cristo fosse stato ancora nella tomba, questo movimento non avrebbe guadagnato tanti seguaci, in un ambiente così ostile, con tante prove incriminanti a portata di mano. Quindi era improbabile che il corpo di Cristo si trovasse nella tomba. Tutto questo non aveva alcun senso.

I discepoli hanno rubato il corpo?

Naturalmente ci sono altre possibili spiegazioni per una tomba vuota, oltre a una risurrezione. Tuttavia, qualsiasi spiegazione per la scomparsa del corpo, deve tenere conto anche di questi dettagli: il sigillo romano sulla tomba, la pattuglia romana che la custodiva, la grande pietra (del peso di 1-2 tonnellate) che copriva l’ingresso della tomba, i 40 kg di agenti imbalsamatori sul corpo. E l’elenco continua. Lo spazio non ci consente di esaminare tutti i fattori e gli scenari, per chiarire perché il corpo non fosse nella tomba, ma la spiegazione più contemplata è sempre stata quella secondo la quale i discepoli avessero rubato il corpo, nascondendolo da qualche parte, per ingannare la gente.

Supponiamo che questo scenario sia vero; non ci viene spiegata con alcuna argomentazione in che modo i discepoli, scoraggiati e nascosti, per paura di essere uccisi dopo l’arresto di Gesù, si fossero riuniti per escogitare un piano per rubare il corpo, superando con astuzia la guardia romana, rompendo il sigillo, spostando l’enorme roccia che copriva la tomba e fuggendo via con il corpo imbalsamato – facendo tutto senza subire perdite (visto che tutti erano diventati testimoni pubblici). Supponiamo che abbiano gestito tutto con successo, per poi entrare sulla scena mondiale, dando inizio ad una fede religiosa basata sul inganno.

Molti di noi oggi credono che ciò che ha motivato i discepoli sia stata la necessità di proclamare fratellanza e amore tra gli uomini. Ma torna a leggere di nuovo il racconto di Luca e quello di Giuseppe Flavio e noterai che dicono esattamente il contrario: “Gli apostoli stavano insegnando e proclamando al popolo un Gesù risorto dai morti”. Questo tema è fondamentale nei loro scritti. Nota inoltre come Paolo, un altro apostolo, valuta l’importanza della risurrezione di Cristo:

Poiché… vi ho prima di tutto trasmesso che Cristo morì… fu seppellito, è risuscitato il terzo giorno… è apparso a Pietro, e poi ai Dodici… Se Cristo non è stato risuscitato, la nostra predicazione è vana… eppure la vostra è vana… Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri fra tutti gli uomini… Se ho lottato per fini umani contro le belve a Efeso qual è il mio guadagno? Se i morti non risuscitano, “mangiamo e beviamo perché domani morremo….” (I Corinzi 15:3-32, 57 d.C.)

Chiaramente, nella mente dei discepoli l’importanza della risurrezione di Cristo e la loro testimonianza, erano il centro del loro movimento. Supponiamo che questo fosse falso: che questi discepoli avessero davvero rubato il corpo, in modo che la contro-prova del loro messaggio non potesse esporli. Avrebbero potuto quindi ingannare con successo il mondo, ma loro stessi avrebbero saputo che ciò che stavano predicando, scrivendo, creando grandi sconvolgimenti, era falso. Eppure avevano dato la vita (letteralmente) per questa missione.

Perché avrebbero dovuto farlo – SE avessero saputo che la base era falsa? Le persone danno la vita per delle cause, perché credono in ciò per cui combattono o perché si aspettano qualche beneficio dalla vicenda. Se i discepoli avessero rubato il corpo e lo avessero nascosto, tutte le persone saprebbero che la risurrezione non era vera. Considera dalle loro stesse parole il prezzo pagato dai discepoli per la diffusione del loro messaggio – e chiediti se pagheresti un prezzo così personale per qualcosa che sapevi essere falsa:

Siamo sotto pressione da ogni parte… perplessi… perseguitati, colpiti… esternamente stiamo sprecando via… in grande resistenza, in difficoltà, angoscia, percosse, incarcerazioni e rivolte, duro lavoro, notti insonni e fame… picchiati… tristi… poveri… non avendo nulla. Cinque volte ho ricevuto dagli ebrei 39 frustate, tre volte sono stato picchiato con le verghe, una volta lapidato, tre volte sono stato naufragato, … sono stato in pericolo dai fiumi, dai banditi, dai miei stessi connazionali, dai Gentili, in città, in campagna, in mare. in fatiche e in pene; spesse volte in veglie, nella fame e nella sete, spesse volte nei digiuni, nel freddo e nella nudità. … Chi è debole senza che io non mi senta debole con lui? (II Corinzi 4:8– 6: 10; 11:24-29)

Più considero l’eroismo sfrenato di tutte le loro vite (nessuno di loro ha “ceduto” alla fine e “confessato”), più trovo impossibile che non credessero sinceramente al loro messaggio. Ma se lo avessero creduto, di certo non avrebbero potuto rubare e sbarazzarsi del corpo di Cristo. Un rinomato avvocato penalista, che insegnò agli studenti di giurisprudenza ad Harvard come sondare le debolezze dei testimoni, fece questa osservazione sui discepoli:

“Gli annali della guerra militare difficilmente offrono simili esempi di una eroica costanza, di una tale pazienza e di coraggio inflessibile. Avevano mille possibili motivazioni per rivedere o ritrattare attentamente le basi della loro fede e le prove dei grandi fatti e verità che hanno affermato”. (Greenleaf,1874. Un esame della testimonianza dei quattro evangelisti secondo le regole di prova amministrate presso la Corte di giustizia, p.29)

A questo si collega il silenzio dei nemici dei discepoli: ebrei o romani. Questi testimoni ostili non hanno mai tentato seriamente di raccontare la storia “reale” o di mostrare come i discepoli si sbagliassero. Come afferma il Dr. Montgomery,

“Ciò sottolinea l’affidabilità della testimonianza della risurrezione di Cristo, che è stata presentata contemporaneamente nelle sinagoghe – proprio nelle fauci dell’opposizione, tra esaminatori ostili che avrebbero sicuramente distrutto il caso… se i fatti fossero stati diversi”. (Montgomery, 1975. Ragionamento giuridico e apologetica cristiana, p.88-89)

Non abbiamo lo spazio per considerare ogni aspetto di questa tematica. Tuttavia, l’incrollabile audacia dei discepoli e il silenzio delle autorità ostili del tempo, dicono che esiste la possibilità che Cristo sia  risorto e che vale la pena fare un esame serio e ponderato. Un modo per farlo è comprenderlo nel suo contesto biblico. Un ottimo punto di partenza sono i segni di Abramo e Mosè. Sebbene vivessero oltre mille anni prima di Gesù, le loro esperienze erano profezie predittive della morte e risurrezione di Gesù.

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